Persiani

Il gatto Persiano: maestosità e dolcezza

a cura di Ninì Moisello Torrengo

In Europa fino a circa la metà del XVI i gatti a pelo lungo erano sconosciuti, mentre in Cina ed altri paesi dell’estremo oriente, vi sono segnalazioni di esemplari con il pelo lungo, tutti viventi in zone limitrofe all’habitat del “felis manul” o gatto di pallas, da cui probabilmente discendono.
Nella prima metà del 500 l’esploratore Pietro della Valle segnala, in un quaderno di viaggio, il suo incontro con un gatto a pelo lungo in una provincia della Persia.
Un altro scienziato francese parla, dopo circa un secolo, di una fiera che si teneva annualmente in un paese non lontano dalla Turchia, dove vengono esposti i più begli esemplari dei locali gatti a pelo lungo, chiamati “angora”; gatti che importati in Europa furono molto apprezzati dall’aristocrazia, tanto che persino re Luigi XV ne possedeva uno di colore bianco. Dobbiamo però arrivare in piena era illuministica per trovare la prima segnalazione storica di un gatto denominato “persiano”; infatti Buffon, naturalista inglese, nella “Storia Naturale” parla di “un discendente del gatto d’Angora della provincia di Chorazam, il persiano azzurro ha il pelo fine, grigio, lucido e setoso nei suoi chiari e scuri, più intenso sul dorso e più chiaro sul petto. La coda a pennacchio è lunga cinque o sei dita”.
L’esposizione del Crystal Palace di Londra del 1871, la prima tenutasi in Europa, segna sia la data d’inizio della catofilia ufficiale che il primo successo del gatto persiano, che allevato sin dal XIX secolo sia in Italia che in Francia ed Inghilterra fu incrociato, per migliorarne la pelliccia, con esemplari provenienti dalla Turchia.
Il successo di questi gatti a pelo lungo fu tale che persino la Regina Vittoria ne acquistò due esemplari di colore azzurro. Iniziò da quel momento un intenso programma di allevamento che permise di estendere sia la gamma dei colori che dei disegni, portandoli alla cifra attuale di ben 200 varietà. Così dai primi esemplari dal manto blu azzurro (1860 circa), che attualmente conta fino a 70 sfumature diverse, si ottenne, accoppiando soggetti blu, neri e bianchi, il persiano “smoke” (1870), riconosciuto già nel lontano 1893
Nel 1888 si vide all’esposizione il primo persiano “cincillà”, nato dall’incrocio di diverse varietà ma in particolare dai “silver tabby” e dagli “smoke”; i persiani “tabby” o tigrati, presentati nello stesso periodo, possono avere disegni tabby diversi (mackerel, blotched, spotted)
I persiani “colour point”, chiamati anche Himalayn negli USA e Kmer in Germania, comparvero verso il 1920 e presentano la colorazione tipica del siamese con le punte di tonalità più scura rispetto al resto del mantello; questo tipo di persiano quando ha alle estremità dei motivi tabby viene anche detto “lynx point”.
Fin da subito l’allevamento dei persiani si indirizzò verso una selezione di esemplari dalla pelliccia, che divenne nel tempo sempre più sontuosa, e molto diversa da quella che presentavano i gatti cento anni fa. Attualmente sia il pelo che il sottopelo risultano molto allungati (mediamente 10 cm ma con valori che possono raggiungere i 15 cm al collare), con tessitura fine e setosa. Successivamente si lavorò sulla forma della testa, tentando di ottenere morfologie più tondeggianti, escludendo quasi ogni prominenza del profilo; questo tipo di intervento ha generato, negli anni Trenta, un “ipertipo” cioè un soggetto con le caratteristiche dello standard esasperate.
Infatti negli Stati Uniti si cominciarono a veder dei soggetti detti “peke faces”, che si distinguevano dagli altri soggetti per la faccia quasi piatta, simile a quella dei cani pechinesi. La testa di un persiano deve essere grande, rotonda, con la fronte arrotondata, con orecchie piccole e distanziate, ben pelose all’interno. Il naso deve essere piccolo con lo stop ben marcato e non deve trovarsi più in basso della linea inferiore degli occhi. Il mento è ben pronunciato, anche se l’estremizzazione del tipo può portare al prognatismo (ammesso dalla FIFe purché la mascella inferiore non superi quella superiore di più di 2mm). Gli occhi, grandi, rotondi e con uno sguardo dolce ed espressivo (sweet extreme look), devono avere un colore intenso e profondo concordante con il colore della pelliccia (da oro a rame per tutti i colori; verde nei Cincillà, silver e golden; blu nei colour point; impari in alcuni bianchi..).
La struttura del corpo di un persiano viene sintetizzata dal termine inglese “cobby”, cioè una forma compatta, raccolta, con zampe forti e corte; il peso dell’esemplare adulto può variare dai 3/4 chili della femmina ai 7 chili di un maschio adulto.
Il gatto Persiano raggiunge la sua maturità sessuale verso i 2 anni; generalmente le femmine hanno scarsa prolificità ed hanno parti difficili, a causa delle grosse dimensioni del cranio dei piccoli. Il persiano è un gatto placido, flemmatico, sedentario, perfettamente adeguato per una tranquilla vita in un appartamento. Socievole, mai aggressivo, affettuoso, mostra un grande attaccamento verso il suo “umano” anche se non disdegna la presenza di suoi simili o altri animali; nei confronti degli estranei si dimostra più distaccato. Sopporta bene la solitudine ed la sua vocalizzazione è rara e discreta. Il suo manto ha bisogno di cure quotidiane costanti (spazzolatura, pettinatura, lavaggio) anche perchè la lunghezza del suo pelo favorisce il formarsi di nodi; ha due mute all’anno , in primavera ed in estate. Anche gli occhi, soggetti a frequente lacrimazione, devono essere costantemente puliti.

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